Le lenti a contatto di oggi sono dispositivi medici, accessori e non solo, ma quelle del futuro potrebbero fare anche di più. A presentare le potenzialità delle nuove tecnologie delle lenti a contatto è una ricerca condotta dal gruppo di Lyndon Jones dell’Università di Waterloo, in Canada. Pubblicata in un’edizione speciale su ContactLens & Anterior Eye (rivista della British Contact Lens Association), la ricerca fa parte di un gruppo di 10 studi della Contact Lens Evidence-based Academic Reports (CLEAR). Il lavoro del team di Jones fornisce la più ampia analisi mai condotta sugli avanzamenti degli studi e delle applicazioni delle lenti a contatto del presente e del futuro. Dell’uso diagnostico e terapico delle lenti abbiamo parlato con la dottoressa Grazia Pertile, direttore dell’Oculistica dell’IRCCS di Negrar, tra i prossimi relatori di Innovabiomed 2021.
Queste le parole della dottoressa Pertile: “Le lenti a contatto diagnostiche vengono utilizzate prevalentemente su animali da esperimento. Solo raramente ci sono studi pubblicati con la loro applicazione sull’uomo. I due usi diagnostici più frequenti sono quelli del controllo della glicemia e della pressione intraoculare per il glaucoma. Di fatto, devono essere prima validate e quindi utilizzate in una modalità che permetta di controllare che il valore misurato sia corretto. Di conseguenza, – continua Pertile –la grande maggioranza delle pubblicazioni in merito riguardano animali in cui si può controllare nel tempo la glicemia in un caso e la pressione intraoculare con un sensore inserito proprio dentro l’occhio. C’è anche qualche studio realizzato sull’uomo con le lenti a contatto, ma avendo bisogno di sensori che al momento sono abbastanza grandi possono essere lasciate solo per un tempo limitato e soprattutto non sono del tutto trasparenti. Si vede che si tratta di una lente a contatto particolare, in un prossimo futuro cercheranno di realizzare delle lenti con bio sensori molto sottili e trasparenti in modo da non renderli visibili. La lente a contatto con lento rilascio di farmaci, invece, è stata già provata sull’uomo e può dare dei vantaggi perché permette un costante rilascio del farmaco in questione. Ad essere onesti – conclude Pertile – non ha preso molto piede per il momento in quanto in alcune situazioni la costante presenza del farmaco a contatto con la cornea può dare una tossicità e quindi gli esperimenti che sono stati fatti finora non hanno trovato un’applicazione terapeutica pratica. Sicuramente in un prossimo futuro si percorrerà questa strada trovando dei modi di somministrazione che non siano tossici. Si dovrà lavorare molto anche sulle biotecnologie in maniera da rendere queste lenti molto ben tollerate sia dal punto di vista estetico che terapeutico”.
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